Elia Barp è una delle promesse più importanti dello sci di fondo italiano, un atleta sul quale gli sci stretti azzurri contano moltissimo per riportare in alto il movimento. Pur giovanissimo (classe 2002), in questo inverno 2024-2025 sta vivendo la sua seconda stagione da “titolare” in Coppa del mondo. Lo abbiamo sentito per fare il punto al giro di boa di un’annata che vedrà nei campionati del mondo di Trondheim, in Norvegia, il momento clou.
Elia, come procede il tuo ambientamento tra i grandi dello sci di fondo internazionale?
«La primissima parte di stagione, quella che arrivava al Tour de Ski, non è stata semplicissima: la condizione non era al top e non trovavo il giusto feeling con i materiali. Diciamo che sono partito a rilento rispetto all’inverno scorso. Al Tour de Ski mi sono tolto belle soddisfazioni, chiudendo sedicesimo finale e cogliendo un bel dodicesimo posto nello skiathlon della Val di Fiemme: quella trentina è stata fin qui la miglior gara di stagione, sono riuscito a stare lì con i primi, anche grazie a una neve come piace a me, dura e compatta, neve sulla quale, io che non sono un peso piuma (Elia è alto 1 metro e 78 e pesa 80 chili, ndr) riesco a scaricare tutti i cavalli».
Ora come prosegue la stagione?
«Abbiamo lavorato molto bene a Passo Lavazè per una decina di giorni, saltando il fine settimana di Coppa a Les Rousses, in Francia. Siamo tornati a gareggiare lo scorso week-end, in Engadina – Svizzera, ma anche per via della grossa mole di lavoro svolto a Lavazè non sono andato granché bene. Ora siamo qui a Cogne per la tappa italiana della Coppa del Mondo: nelle ore scorse ha nevicato davvero molto, una cinquantina di centimetri, il tracciato si presenta in condizioni perfette».
Che cosa hai imparato dalla stagione scorsa dove, lo ricordiamo, al debutto nel massimo circuito hai ottenuto risultati importanti? Su tutti il quinto posto nella sprint di Canmore – Canada e il secondo posto nella graduatoria finale under 23.
«Credo di essere migliorato molto in classico, tanto che adesso quasi mi sento più sicuro nella tecnica classica che nello skating. Devo poi dire che lo scorso anno ho faticato molto nell’ultima parte di stagione e che, anche per questo, nel corso di questa annata abbiamo deciso di saltare alcune gare: l’obiettivo è di non arrivare in riserva dopo il Mondiale».
Già, il Mondiale. A quali gare punti in Norvegia?
«A Trondheim mi piacerebbe fare bene nella team sprint e nella staffetta. Mi piacciono particolarmente le gare a squadre: sono affascinanti perché si combatte, si vince e si perde in due o in quattro, perché può succedere di tutto, perché anche un atleta non fortissimo può essere determinante nel far salire sul podio la propria nazione».
Elia, veniamo ora ad alcune curiosità. La prima: hai un rituale pre gara?
«Solitamente saltello per liberare la tensione. Ma non ho gesti o abitudini scaramantici».
La seconda. Prima della gara che cosa mangi?
«Dipende dagli orari. A me piace di più se corriamo nel primo pomeriggio e quindi se ho la possibilità di mangiare un bel piatto di pasta in bianco e qualche fetta di bresaola. Mi fa sentire come se fossi a casa e questo per la mente è importante».
Terza domanda. Che musica ascolti prima di una gara?
«Prima delle gare, hip hop o rap americano. Mi serve per isolarmi e caricarmi».
Dopo gli allenamenti o le gare in camera cosa fai? Leggi, ascolti musica, giochi alla PlayStation o …?
«PlayStation assolutamente no. Mi è sempre stata proibita dai miei genitori e così non è mai diventata un passatempo per me. Musica neanche. Diciamo che quando sono in camera… tendenzialmente dormo»!
Ultima domanda. Se potessi competere contro una leggenda dello sport, chi sceglieresti?
«Da ragazzino allo sci di fondo ho sempre affiancato il ciclismo, l’altra mia grande passione. Quindi non posso che dire che mi piacerebbe sfidare – sfidare è una parola grossa, lo so (sorride, ndr) – due mostri autentici come Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel».