Flavio Menardi

Flavio Menardi, discese a tempo di techno e di metal

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È cominciato il conto alla rovescia anche per il debutto agonistico 2024-2025 di Flavio Menardi. Il “nostro” atleta, azzurro del parabob, autore della prima storica medaglia per l’Italia nella disciplina (argento ai Mondiali di Lillehammer nel febbraio 2022), in questi giorni è in Lettonia, a Sigulda, per i primi allenamenti su ghiaccio in vista della stagione ormai prossima.

Flavio, ormai ci siamo quasi. 

«Siamo qui per una settimana, poi effettueremo un raduno negli Stati Uniti, a Lake Placid, dal 16 al 24. La Coppa del Mondo prenderà poi il via a metà gennaio, a Lillehammer. A fine gennaio ci saranno gli Europei, in Lettonia e, infine, dal 9 al 14 febbraio, il grande appuntamento dei Campionati del mondo a Sankt Moritz».

Con che obiettivi affronti la stagione prossima?

«Direi che sono diversi. In generale vorrei essere capace di fare la seconda manche in linea con la prima. Più nello specifico, vorrei entrare nella top five della generale finale della Coppa del mondo e, guardando ai Mondiali, andare vicino al podio e magari anche salirci».

Facciamo un passo indietro. Che bilancio fai della stagione 2023-2024?

«Sono riuscito a entrare nella top ten finale della Coppa del mondo, conquistando anche due podi: un secondo posto a Lillehammer e un terzo a La Plagne, sulle Alpi francesi. Quella di La Plagne è stata probabilmente la mia miglior prestazione dello scorso inverno. Ci sono poi da ricordare anche un quinto posto agli Europei e un quarto ai Mondiali. Considerato che prima dell’inizio della stagione non siamo riusciti, per diversi motivi, ad allenarci tantissimo, il bilancio non è male. In qualche occasione avrei potuto fare meglio, senza dubbio, soprattutto a Sankt Moritz e a Lillehammer».

Dove credi di dover migliorare?

«Devo imparare a gestire meglio la tensione dopo la prima manche, soprattutto se sono riuscito ad andare bene. Credo comunque di aver fatto passi in avanti in questo senso, cominciando a rimanere più calmo e concentrato e a mettere in ordine le cose che devo fare. Ecco, al di là dei risultati, credo che una delle cose positive della passata stagione sia stata proprio aver progredito in questo ambito».

Una tua qualità?

«Credo di avere capacità di apprendimento e di saper far tesoro degli errori».

Che cosa ti piace del parabob?

«Mi affascinano la velocità che ti permette di vivere e l’adrenalina che ti regala. E mi piace anche il fatto che tutto dipende da te, dalla tua capacità di gestire le situazioni». 

Peccato che il parabob non sia disciplina olimpica.

«Un peccato davvero. Non potrò gareggiare a Milano Cortina 2026. Spero di poterlo fare ai Giochi 2030: lo spero per me e lo spero per tutto il movimento perché se il parabob non diventerà disciplina olimpica nel 2030 sarà molto difficile farlo crescere».

Come vedi il movimento italiano?

«Siamo una nazione leader, grazie alla federazione, al Bob club Cortina, alla onlus The Game never ends, ai tecnici e ai volontari. Splendidi. Tutti»

Prima della gara hai dei rituali fissi?

«Ripasso mentalmente la pista e ascolto musica. Techno e metal prima nelle fasi immediatamente precedenti la discesa, rock quando sono in camera. Tutti i giorni in cuffia ci sono i Linking Park». 

Ultima domanda, Flavio. Se potessi competere contro una leggenda dello sport, chi sceglieresti?

«Dico Jaromír Jágr, hockeista su ghiaccio ceco. Fisicamente è un mostro. Ha passato i cinquant’anni e gioca ancora. Una leggenda, davvero».